Oggi se non parli o scrivi di Intelligenza artificiale non sei nessuno, nemmeno nel marketing legale.
Per chi se ne è occupato in tempi non sospetti (i primi articoli sono del 2006), il tema seducente è come questi fantastici strumenti superano la prova di utilità nel quotidiano della consulenza di marketing legale.
di Paola Parigi
Questo è il prompt con il quale mi sono rivolta al mio Chat Bot perché mi aiutasse a scrivere questo post.
La sua risposta, come sempre praticamente istantanea, è stata:
«Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha dimostrato di essere una risorsa incredibilmente potente in diversi settori, tra cui il marketing. Nel mondo legale, dove la concorrenza è sempre più agguerrita e la necessità di distinguersi è fondamentale, l’IA può giocare un ruolo chiave nell’aiutare gli studi legali a promuovere i propri servizi in modo più efficace ed efficiente».
Continuando la conversazione mi ha elencato quelli che secondo lui (o lei, non mi è chiaro…), sono i casi nei quali l’intelligenza artificiale può avere diretto utilizzo nel marketing per gli studi legali:
Ho subito notato che questi impieghi dell’AI sono tutti relativi ad attività di analisi e automazione tipiche del marketing digitale.
Onestamente, nella mia esperienza – che riguarda anche studi di grandi dimensioni e con portata internazionale – nessun cliente ha mai chiesto o avuto l’esigenza di automatizzare a tal punto il proprio marketing digitale.
All’opposto, si trovano ancora molte difficoltà a far accettare agli avvocati che il marketing digitale sia una risorsa e che questo passi, prima di tutto per avere un sito/blog, investire nella sua gestione e spingerlo attraverso attività di networking sui Social media.
Migliorando il prompt, ho chiesto se l’AI generativa potesse essere utile agli avvocati e la risposta è stata altrettanto rapida ed efficiente, la sintetizzo:
L’intelligenza artificiale generativa può essere estremamente utile agli avvocati e agli studi legali in diversi modi:
I primi due utilizzi, il supporto alla creazione di contenuti e la loro personalizzazione, sono quelli che effettivamente impieghiamo nella pratica quotidiana.
L’AI generativa è molto efficiente nel creare check-list, indici, strutture, può aiutare a costruire un testo da zero (come un post per il blog), ma raramente supera la rilettura critica dell’autore se non dopo numerose correzioni e interventi di miglioramento.
I principali Chat bot che parlano italiano non sono aggiornati alle ultime novità legislative, applicano modelli di linguaggio ad ampia base e quindi non consentono di affidarsi completamente alla loro capacità di ricerca delle fonti.
In generale poi il loro linguaggio è sin troppo semplificato, ottimizzato per i motori di ricerca, ma non certamente sofisticato in modo sufficiente per soddisfare un palato giuridico.
In conclusione, anche sotto il punto di vista generativo, il consulente (in questo caso nella veste del copywriter), ha ancora molto da fare, prima di tutto a persuadere gli avvocati a bloggare costantemente, poi ad addestrare il suo Chat bot al set di abilità necessarie per farlo in ambito legale, infine, a migliorare e personalizzare l’affiancamento che fornisce allo studio legale, che ha spesso un’anima collettiva e più opinioni su ogni argomento.
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